Il Giappone ha avvertito che prenderà in considerazione "nuove misure e una risposta" qualora Israele intraprendesse azioni che ostacolino il percorso verso una soluzione a due stati in Palestina.
"Il Giappone sostiene pienamente le aspirazioni del popolo palestinese di stabilire uno stato indipendente," ha dichiarato il ministro degli Esteri Takeshi Iwaya durante una conferenza delle Nazioni Unite sulla Palestina, a New York.
"Se Israele dovesse intraprendere ulteriori azioni che bloccano il percorso verso la realizzazione di una soluzione a due stati, il Giappone sarà costretto a introdurre nuove misure e una risposta," ha aggiunto Iwaya.
Ha sottolineato che Tokyo ha da tempo sostenuto una soluzione a due stati, aggiungendo: "Per il mio Paese, la questione del riconoscimento di uno stato palestinese non è una questione di 'se', ma di 'quando'."
Finora, il Giappone ha resistito alle pressioni per riconoscere formalmente la Palestina, nonostante paesi come Australia, Canada, Regno Unito, Francia, Belgio e altri lo abbiano fatto nelle ultime settimane.
Un momento critico
"Il grave deterioramento della crisi umanitaria a Gaza, l'espansione delle attività di insediamento in Cisgiordania e i passi verso l'annessione sono completamente inaccettabili," ha dichiarato Iwaya.
"Il Giappone condanna fermamente queste azioni e invita Israele a cessare immediatamente tutte queste misure unilaterali."
Ha avvertito che la situazione ha raggiunto "un momento critico e allarmante che minaccia le fondamenta stesse di una soluzione a due stati."
Pur evidenziando i "contributi tangibili" che il Giappone ha offerto per la ricostruzione in Cisgiordania occupata, Iwaya ha affermato che Tokyo "continuerà le sue deliberazioni in modo ancora più serio," insistendo sul fatto che la Palestina deve poter esistere "in modo sostenibile, vivendo fianco a fianco in pace con Israele."
Per la prima volta, lo scorso luglio, il Giappone ha imposto sanzioni contro quattro coloni israeliani per il loro coinvolgimento in atti di violenza contro i palestinesi in Cisgiordania occupata.
La conferenza si è svolta un giorno prima dell'apertura dell'80ª sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e pochi giorni dopo che gli investigatori dell'ONU hanno concluso che Israele sta commettendo genocidio a Gaza, dove più di 65.300 palestinesi sono stati uccisi dall'ottobre 2023.