POLITICA
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Hamas valuta il piano di cessate il fuoco di Trump per Gaza e annuncerà presto la sua risposta
Il membro dell’Ufficio politico di Hamas, Mohammed Nazzal, ha dichiarato che il movimento sta conducendo consultazioni con diverse fazioni e mediatori prima di fornire una risposta definitiva.
Hamas valuta il piano di cessate il fuoco di Trump per Gaza e annuncerà presto la sua risposta
Hamas leader Mohammed Nazzal says consultations under way as plan pushes ceasefire, disarmament and international oversight [File] / Reuters
3 ottobre 2025

Un alto dirigente di Hamas ha dichiarato che il movimento fornirà presto una risposta al piano di cessate il fuoco per Gaza proposto dal presidente statunitense Donald Trump.

In un’intervista a Al Jazeera a Doha, Mohammed Nazzal ha affermato: «Hamas, pur con numerose riserve, sta discutendo seriamente il piano».

Nazzal ha precisato che il movimento cerca di sviluppare una posizione “libera da pressioni temporali e minacce”, sottolineando che sono già iniziati i colloqui interni ed esterni con i gruppi palestinesi, figure indipendenti e mediatori.

Ha inoltre ribadito che la risposta finale di Hamas terrà conto “degli interessi del popolo palestinese e dei principi strategici della causa palestinese”.

Il piano di Trump

La Casa Bianca, il 29 settembre, ha presentato un piano dettagliato che prevede un cessate il fuoco immediato a Gaza, seguito dalla ricostruzione e da una riorganizzazione delle strutture politiche e di sicurezza della regione.

Secondo la proposta, Gaza dovrebbe diventare una zona smilitarizzata e passare sotto un meccanismo di amministrazione temporanea gestito da un nuovo organismo internazionale di monitoraggio, posto direttamente sotto la supervisione di Trump.

Il piano prevede inoltre la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani detenuti da Hamas entro 72 ore dall’approvazione, in cambio della scarcerazione di centinaia di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.

Nel documento si sottolinea la necessità di fermare le ostilità, disarmare la resistenza palestinese e procedere a un ritiro graduale di Israele da Gaza.

Successivamente, l’area dovrebbe essere amministrata da un’autorità tecnocratica sotto supervisione internazionale, guidata dal presidente degli Stati Uniti.

Trump ha dichiarato che a Hamas verranno concessi “tre o quattro giorni” per rispondere alla proposta, sostenendo che il piano potrebbe porre fine alla guerra che devasta Gaza da quasi due anni.

Il massacro di Israele a Gaza

Dall’ottobre 2023 l’esercito israeliano sta conducendo un genocidio contro Gaza. Israele ha ucciso oltre 66.000 palestinesi, in gran parte donne e bambini, respingendo le richieste internazionali di cessate il fuoco.

A questa cifra si aggiungono circa 11.000 persone che si stima siano ancora sotto le macerie delle abitazioni distrutte.

Secondo alcuni esperti, i dati forniti dalle autorità di Gaza non riflettono la reale entità delle vittime: il numero effettivo potrebbe aggirarsi intorno ai 200.000 morti.

La Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto contro il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e crimini contro l’umanità a Gaza.

Israele deve inoltre affrontare un processo per genocidio davanti alla Corte internazionale di giustizia per la guerra condotta nella Striscia.

Le Nazioni Unite hanno concluso che Israele sta perpetrando un genocidio a Gaza.

Le Nazioni Unite e numerose organizzazioni per i diritti umani hanno ripetutamente avvertito che la regione è ormai divenuta invivibile, con la diffusione di fame e malattie che aggravano ulteriormente la crisi umanitaria.

Washington destina da anni al suo storico alleato Israele 3,8 miliardi di dollari di aiuti militari annuali.

Dall’ottobre 2023, gli Stati Uniti hanno fornito a Israele oltre 22 miliardi di dollari a sostegno del genocidio a Gaza e delle operazioni militari nei paesi vicini.

Alcuni alti funzionari statunitensi hanno criticato Israele per l’alto numero di vittime civili nella Striscia, ma finora Washington ha resistito alle pressioni che chiedono di condizionare i trasferimenti di armi.

Secondo il Consiglio per le Relazioni Estere (CFR), dal 1946 gli Stati Uniti hanno garantito a Israele oltre 310 miliardi di dollari in aiuti militari ed economici, calcolati in base all’inflazione.