Opinione
POLITICA
4 min di lettura
Funzionario palestinese: il piano israeliano per la Cisgiordania è «dichiarazione di guerra»
Un funzionario palestinese ha dichiarato: «Nessuna decisione o azione israeliana può cancellare l’identità palestinese di questa terra.»
Funzionario palestinese: il piano israeliano per la Cisgiordania è «dichiarazione di guerra»
Israeli forces demolish a building in Bethlehem. / AA
9 ore fa

Un alto funzionario palestinese ha definito “una dichiarazione di guerra” la pre-approvazione da parte di Israele di due disegni di legge volti a imporre la propria sovranità sulla Cisgiordania occupata e su uno dei suoi più grandi insediamenti, invitando la comunità internazionale a isolare e boicottare Israele.

Mouayyad Shaaban, presidente della Commissione per la Resistenza al Muro e agli Insediamenti dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), ha dichiarato in un’intervista all’agenzia Anadolu che “nessuna decisione o azione israeliana potrà mai cancellare l’identità palestinese di queste terre”.

Mercoledì, durante la sua prima sessione, il parlamento israeliano (Knesset) ha approvato in via preliminare un disegno di legge per l’annessione della Cisgiordania occupata e un altro per l’annessione dell’insediamento di Ma’ale Adumim, costruito su terreni palestinesi a est di Gerusalemme. Entrambi i progetti dovranno passare altre tre letture prima di diventare legge.

La mossa coincide con la visita a Tel Aviv del vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance. Il presidente americano Donald Trump aveva dichiarato il 26 settembre che non avrebbe consentito l’annessione israeliana della Cisgiordania occupata.

Se questa legge entrerà in vigore, la possibilità di attuare la soluzione dei due Stati prevista dalle risoluzioni dell'ONU verrà completamente meno.

“Dichiarazione di guerra”

Mouayyad Shaaban ha avvertito che «questa decisione è pericolosa e costituisce una dichiarazione di guerra non solo contro il popolo palestinese, ma anche contro le Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza e l’intero corpus del diritto e delle risoluzioni internazionali».

Shaaban ha esortato i palestinesi a «dimostrare la nostra presenza su tutte le nostre terre per provare ancora una volta all’occupante che queste terre sono nostre. Nessuna dichiarazione o legge può cambiare ciò; ciò che conta è ciò che avviene sul terreno».

Il dirigente palestinese ha inoltre invitato la comunità internazionale a «isolare politicamente, economicamente e militarmente questo governo israeliano di estrema destra e a vietare l’ingresso in qualsiasi paese ai coloni, ai leader del governo e ai loro collaboratori».

Richiamando l’annessione di Gerusalemme est dopo la guerra arabo-israeliana del 1967, Shaaban ha aggiunto: «Nonostante tutto, i minareti di Gerusalemme sono ancora in piedi e la popolazione continua a resistere. Nulla può cancellare la natura palestinese di queste terre».

“Una reazione forte e unitaria”

Shaaban ha affermato che il piano israeliano è il risultato dell’espansione continua degli ultimi due anni, precisando che «il 71% della Cisgiordania è sotto controllo israeliano, con oltre 912 posti di blocco, checkpoint e basi militari, mentre più del 30% della Valle del Giordano è amministrato da Israele».

Il funzionario palestinese ha sottolineato che la risposta dei palestinesi deve essere «forte e unitaria, coinvolgendo sindacati, gruppi politici, consigli locali e famiglie, nonché il ritorno dei contadini alle terre confiscate da tempo».

Secondo il sito web della Knesset, il disegno di legge sull’annessione della Cisgiordania occupata, presentato dal deputato del partito di estrema destra Noam, Avi Maoz, è stato approvato con 25 voti favorevoli e 24 contrari su 120 membri.

Nel frattempo, secondo il quotidiano Yedioth Ahronoth, la proposta di legge sull’annessione della città di Ma’ale Adumim, presentata dal leader del partito di destra Yisrael Beiteinu, Avigdor Lieberman, ha superato la fase di esame preliminare con 32 voti a favore e 9 contrari.

Ma’ale Adumim, situata a est di Gerusalemme, è uno dei più grandi insediamenti nella Cisgiordania occupata. La sua annessione significherebbe separare Gerusalemme Est dal contesto palestinese e dividere la Cisgiordania in due aree non contigue.

I palestinesi insistono, in conformità con le risoluzioni internazionali, affinché Gerusalemme Est diventi la capitale del futuro Stato di Palestina, e respingono sia l’occupazione israeliana del 1967 sia la successiva annessione del 1980.

Lo scorso luglio, la Corte internazionale di giustizia ha emesso un parere storico dichiarando illegale l’occupazione israeliana dei territori palestinesi e invitando Israele a evacuare tutti gli insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.