Il Ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha dichiarato che la decisione di inviare truppe turche nella Striscia di Gaza, attualmente sotto assedio israeliano, dipenderà dal contenuto della risoluzione che sarà adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (ONU).
Durante una conferenza stampa tenutasi lunedì, Fidan ha affrontato il tema della possibile partecipazione della Türkiye alla forza internazionale di stabilizzazione proposta per Gaza, affermando: «I Paesi con cui siamo in contatto ci dicono che decideranno se inviare o meno truppe in base alla definizione contenuta nella risoluzione attesa dal Consiglio di Sicurezza».
Il ministro ha presieduto a Istanbul una riunione sulla situazione di Gaza, alla quale hanno partecipato i ministri degli Esteri di Indonesia, Pakistan, Arabia Saudita e Giordania, insieme ai rappresentanti degli Emirati Arabi Uniti e del Qatar. Fidan ha sottolineato che uno dei punti chiave emersi dall’incontro è stata la necessità di creare una forza la cui autorità e legittimità siano definite nell’ambito di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza.
«I Paesi prenderanno in larga misura la loro decisione in base al mandato e alle competenze della forza internazionale di stabilizzazione», ha aggiunto Fidan. «Se tale mandato dovesse entrare in conflitto con i loro principi e le loro politiche, sarebbe difficile per loro inviare truppe».
Riferendosi alle dichiarazioni del presidente Recep Tayyip Erdoğan su questo tema, Fidan ha affermato che esse dimostrano chiaramente «la disponibilità della Türkiye a compiere passi concreti e sacrifici necessari per la pace». Tuttavia, ha precisato che «sarà fondamentale che i documenti e il quadro che emergeranno siano compatibili con ciò che possiamo sostenere».
Il ministro ha infine evidenziato che, nella definizione del mandato della forza, sarà necessario raggiungere dapprima un consenso generale su una bozza, che dovrà poi essere approvata senza veto dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Ha concluso sottolineando che la Türkiye e i Paesi partner continueranno a lavorare attivamente in ogni fase di questo processo.
Fidan ha sottolineato che il processo in corso è “delicato”, affermando: «Dobbiamo muoverci con estrema cautela. Qualsiasi passo compiuto per risolvere la questione palestinese non deve creare una struttura che, pur risolvendo un problema attuale, possa generare difficoltà future. Su questo punto siamo molto attenti».
Alla domanda su come sarà definito il futuro assetto amministrativo di Gaza e quali siano le posizioni della comunità internazionale in merito, Fidan ha spiegato: «In realtà su questo tema esiste un consenso tra noi. Né noi né i palestinesi abbiamo divergenze. Tuttavia, Israele e altri attori internazionali influenti hanno una prospettiva diversa. Sono in corso negoziati diplomatici, discussioni e lavori preparatori per cercare di conciliare queste due visioni».
Il ministro ha ribadito che i testi e le strutture che verranno elaborati dovranno riflettere chiaramente a chi saranno rivolte le priorità del processo: «Il nostro principio è che i palestinesi possano autogovernarsi e garantire la propria sicurezza».
Fidan ha inoltre sottolineato che la comunità internazionale dovrà fornire un sostegno diplomatico, istituzionale ed economico efficace per rendere possibile tale obiettivo. Ha aggiunto che alcune disposizioni dovranno essere attentamente calibrate e che si stanno cercando soluzioni più creative.
«Attualmente è in vigore un cessate il fuoco, ma quando si cerca di avanzare verso una soluzione più duratura, riaffiorano le profonde divergenze alla base della questione palestinese — divergenze che da anni non si riescono a superare», ha osservato il ministro.
Fidan ha poi aggiunto: «Dopo due anni di genocidio e guerra, si è formata una nuova mentalità e una nuova percezione della sicurezza». Ha evidenziato che risolvere questi problemi attraverso un nuovo sistema richiederà tempo e che la Türkiye continuerà a lavorare con i suoi partner.
Rispondendo a domande relative alla governance nel quadro del piano di pace per Gaza, Fidan ha chiarito: «Qualunque documento venga redatto o iniziativa venga intrapresa, non si deve alterare la definizione a lungo riconosciuta della questione palestinese. In definitiva, la creazione di uno Stato di Palestina entro i confini del 1967 e l’attuazione della soluzione a due Stati costituiscono, dal punto di vista del diritto e della prassi internazionale, la base della questione palestinese».
Il ministro ha infine ricordato che Israele non ha mai accettato tale visione e non mostra alcuna intenzione di farlo, mentre la grande maggioranza della comunità internazionale — inclusa la Türkiye — continua a sostenerla.
Fidan ha ribadito che la priorità della Türkiye è porre fine ai crimini contro l’umanità commessi a Gaza e garantire il proseguimento immediato del cessate il fuoco. «Speriamo tuttavia che questa fase resti temporanea, perché non si deve consentire che la definizione complessiva della questione palestinese venga modificata sfruttando la situazione attuale. Per questo è necessaria la massima attenzione e cautela diplomatica», ha aggiunto.
Il ministro ha ricordato che le recenti riunioni dedicate a Gaza — tra cui quella con il presidente statunitense Donald Trump a New York lo scorso settembre e il vertice tenutosi il mese scorso a Sharm el-Sheikh, in Egitto — hanno inaugurato un nuovo processo che ha raccolto un ampio sostegno a livello internazionale.
Nell’ambito degli accordi raggiunti, sono stati avviati gli scambi di ostaggi e prigionieri, gli aiuti umanitari hanno iniziato a entrare nella Striscia di Gaza, le forze israeliane si sono parzialmente ritirate e sono cominciati i ritorni nel nord del territorio.
Fidan ha tuttavia segnalato difficoltà nell’attuazione completa dell’intesa, denunciando le ripetute violazioni del cessate il fuoco da parte di Israele e l’ostruzione alla consegna degli aiuti umanitari, che dovrebbero comprendere 600 camion e 50 autocisterne di carburante al giorno.
Sottolineando la necessità di mantenere la pressione internazionale su Israele, il ministro ha riferito che, nonostante la tregua, circa 250 palestinesi sono stati uccisi a Gaza.
Per quanto riguarda la futura gestione del territorio, Fidan ha affermato che Hamas è disposto a trasferire l’autorità a un comitato guidato dalla leadership palestinese e che le nuove disposizioni dovranno essere solide, ma al tempo stesso garantire la tutela dei diritti del popolo palestinese.
Ha inoltre evidenziato che la ricostruzione di Gaza sarà cruciale per riaccendere la speranza e l’unità dei palestinesi e rafforzarne la rappresentanza a livello internazionale.
Con un appello alla pazienza, alla determinazione e alla cooperazione globale, il ministro degli Esteri Hakan Fidan ha concluso avvertendo che nessuna azione deve compromettere il cessate il fuoco né ostacolare il percorso verso una soluzione a due Stati.







