Come il resto di Istanbul, Cengelkoy ha vissuto tanti anni con molte trasformnazioni sociali. Rispetto ai molti secoli che caratterizzano la storia di questa città, appena 50 anni fa Cengelkoy era un piccolo villaggio alla periferia della penisola storica sul lato anatolico lungo lo Stretto di Istanbul, sede di residenze estive e raggiungibile solo con piccoli traghetti.
Fino agli anni Settanta, ospitando una larga parte della popolazione turco‑greca, Cengelkoy e’ rimasto tra i pochi luoghi che riflettevano l’eredità ottomana di diversità religiosa ed etnica.
Mihail, cittadino turco di origine greca nato a Cengelkoy nel 1922, visse tutta la sua vita nel giardino della Chiesa Ortodossa Greca di San Giorgio a Cengelkoy prima della sua recente scomparsa. Interrogato da Reyhan Corak, autrice del libro Cengelkoy, sui rapporti tra turchi musulmani e greci cristiani in Türkiye , esprimeva con forza: «Noi eravamo così» (unendo le dsue due dita . «Non avevamo nulla nascosto o separato l’uno dall’altro. Le nostre case erano sempre aperte gli uni agli altri.»
Kadir Pelit, uno dei tre soci della pasticceria più antica di Cengelkoy, nato e cresciuto qui, esprime sentimenti simili. «Se la casa o il negozio di qualcuno si allagava, se scoppiava un incendio, se qualcuno si ammalava, si precipitavano ad aiutarci. Allo stesso modo, noi avremmo fatto lo stesso per loro. Come vicini, come amici, eravamo sempre l’uno per l’altro.»
Kadir continua descrivendo come celebrassero anche le festività religiose l’uno dell’altro: i turchi musulmani partecipavano alle celebrazioni pasquali e i greci cristiani preparavano per loro l’irmik helvası (un dolce ottomano fatto con semolino tostato, burro, zucchero e acqua) nei giorni sacri musulmani. Mustafa Pelit, suo fratello e socio nella pasticceria, aggiunge: «La solidarietà andava oltre. Per rispetto del nostro digiuno, non mangiavano né bevevano in pubblico per tutto il mese di Ramadan. La sera chiudevano persino le tende dei loro locali.»
Poco più avanti lungo la strada principale mi attendeva un incontro sorprendente.
Mentre parlavo con Satilmis, che gestisce il Tarihi Cengelkoy Firini, panetteria storica di 220 anni, da 57 anni, una persona con occhiali dalla montatura scura e un ampio sorriso sbirciò attraverso la finestra bassa mentre ordinava il suo simit (il bagel nazionale coperto di melassa e semi di sesamo tostati).
“State parlando di Cengelkoy?” ha chiesto. “Mi chiamo Tanas. La mia famiglia è qui da secoli, addirittura da prima della conquista ottomana. Vengo da una famiglia ortodossa cristiana qui a Cengelkoy e ho sposato una donna anch’essa di Cengelkoy. Abbiamo ancora la nostra famiglia qui; persino i miei nipoti vivono qui.”
Descrivendo i forti legami che perdurano tra gli abitanti locali, Tanas mi ha raccontato di come ancora organizzi eventi in cui gli abitanti di Cengelkoy si riuniscono. “Crediamo tutti nello stesso Dio. C’è un solo Dio.”
Tuttavia, gli “eventi del 6–7 settembre» del 1955, seguiti dallo scambio di popolazioni tra Grecia e Türkiye nel 1964, avrebbero portato a cambiamenti drammatici. Gli episodi provocati dai facinorosi avviarono una narrazione di divisione, fomentando ostilità. Ma molti residenti di Cengelkoy rifiutarono di cedere a tali agende divisive.
Kadir racconta di sapere in prima persona di alcuni amici turchi che scrissero i loro nomi sulle porte dei negozi e delle case dei vicini greci, per proteggerli dalla demolizione da parte di estremisti politici intenti a perseguire la propria agenda divisiva.
Kadir racconta anche di come, recentemente, un gruppo di anziani greci di Cengelkoy sia venuto a partecipare al funerale del loro amico turco, che si era messo in pericolo per proteggerli in quei giorni turbolenti. Parteciparono alla cerimonia islamica di sepoltura, gettando la terra sulla sua tomba per rendere l’ultimo omaggio.
Le crisi politiche degli anni ’50 e ’60 avrebbero avuto ripercussioni sia per i greci sia per i turchi di Cengelkoy. Il gran numero di greci che dovettero partire per la Grecia e dei molti turchi radicati in Grecia che dovettero tornare non si sarebbero mai sentiti veramente a casa nei loro nuovi ambienti.
Pur non essendo più vicini di casa a Cengelkoy, molti tornano a visitare la pasticceria ancora oggi e, ammette Kadir, non riescono a trattenere le lacrime ricordando i giorni ormai passati. Eppure trovano ancora modi per mantenere relazioni strette.
Dopo le consuete preghiere la mattina di Eid al‑Fitr o Eid al‑Adha, il volto di Kadir si illumina al suono del suo telefono. Chiama un caro vecchio amico di famiglia che : Selamun aleykum ( la pace sia con te). Ti auguro un felice Bayram, caro Kadir. Quando arriva Pasqua, adesso Kadir chiama a sua volta Yorgo, esprimendo auguri in greco: «Yorgo abi, Kalo Pascha» (Buona Pasqua, fratello Yorgo!).
Ancora oggi Yorgo, che ha prestato servizio nell’esercito turco insieme al loro padre, viene tre volte l’anno, ogni volta portando dei regali.
Per Mustafa, tuttavia, un dono ha un posto speciale nel suo cuore: un coltello che Yorgo regalò a suo zio quando aprirono la bottega. “Mio zio me lo aveva consegnato quando a 15 anni avevo iniziato a cucinare. Pochi mesi fa, quando Yorgo è venuto di nuovo a trovarci, gli ho detto che avevo ancora il coltello e che qualunque successo avessimo avuto come pasticceria, lui ne aveva avuto una parte!» Pare che Yorgo si sia commosso tanto da promettere di regalargliene uno nuovo, questa volta da tramandare alle generazioni future che continueranno la bottega.
Sebbene la composizione demografica di Cengelkoy sia cambiata drasticamente, molti attribuiscono la pace, la sobrietà e la tranquillità percepibili oggi a questa radicata cultura di tolleranza e comprensione.
Gli anni Settanta e Ottanta — che videro l’apertura del primo ponte sullo Stretto di Istanbul nel 1974, seguito dal secondo nel 1988 — segnarono un capitolo completamente nuovo per Cengelkoy. La connettività senza ostacoli portò a una crescita urbana senza precedenti.
Le colline, un tempo completamente verdi e piene delle risate dei bambini che facevano volare gli aquiloni, di bovini e capre che pascolavano in molti pascoli e di orti ordinati con frutta e verdura, sarebbero presto state sostituite da orde di persone che costruivano ville.
I ricordi di Kadir di un Cengelkoy non molto tempo fa, ma molto diverso, sono vividi. «D’estate, passeggiando per la strada principale, si sentiva odore di tiglio. I platani alti e robusti ai lati formavano quasi una cortina di verde, la luce del sole filtrava tra le foglie fruscianti.»
Kadir è cresciuto lavorando nel giardino di famiglia, raccogliendo prodotti freschi dal terreno o dai rami. A seconda della stagione, raccoglieva abbondanza di frutta e verdura. Ricorda che solo a Cengelkoy c’erano quattro o cinque tipi diversi di pere, quattro tipi diversi di fichi e grandi melograni.
«Ricordo ancora il loro sapore», dice Kadir. «C’erano ruscelli che scendevano a valle, confluendo proprio all’inizio di quella che oggi è la strada principale. L’acqua era così pulita che aveva il sapore di sorbetto. Io e i miei amici nuotavamo in acque cristalline e fresche vicino alla riva. Poi prendevamo il sole su quella che ora è la strada principale: passavano forse due o tre auto ogni mezz’ora. Io controllavo chi arrivava da una parte e il mio amico faceva lo stesso dall’altra…»
Quei giorni sono finiti da tempo. Così anche le ampie colline verdi sullo sfondo. Negli ultimi decenni l’afflusso di persone è cresciuto, con una competizione sempre più accesa per un posto con vista sullo Stretto di Istanbul. Con la sua atmosfera tranquilla e sicura, Cengelkoy fu ideale per il segmento conservatore della comunità turca in crescita, che ottenne ricchezza e successo precedentemente inaccessibili a causa delle politiche discriminatorie delle giunte e dei loro protetti. Oggi Cengelkoy è abitata in gran parte da una comunità musulmana conservatrice.
Con il passare dei decenni, Cengelkoy ha visto un rapido aumento di abitazioni di alto livello, con il conseguente aumento vertiginoso dei valori immobiliari. In un Cengelkoy sempre più commerciale, con prezzi degli immobili alle stelle, i vecchi negozi a conduzione familiare hanno faticato a sopravvivere.
Molti negozi iconici di Cengelkoy hanno abbassato la serranda, come il Kofteci Recep Usta di 70 anni, il negozio di legumi Ashane Ispir Kuru Fasulye di 30 anni, per non parlare del negozio d’angolo di cappelli (dove ora si trova Barto’s Burger Place) e della fioreria (oggi sede di Cengelkoy Durumcusu).
Alcuni invece si sono reinventati per competere con la comodità offerta dalle grandi catene. Hanno collaborato con servizi di consegna rapida e ampliato gli scaffali per fare spazio ai nuovi prodotti richiesti, cercando di garantirsi continuità nella nuova era.
Come racconta Mustafa, «Da ragazzi c’erano forse quindici diverse kahvehane (sale da caffè). Ora sono state sostituite dalla miriade di caffetterie.»
Riflettendo su tutti i negozi ormai scomparsi, Satilmis dice con tono quasi rassegnato: «Eskilerden kimse kalmadi ki…» (Non è rimasto nessuno dei vecchi…). Poi si ferma, sorride e aggiunge: «Neyseki Seval var. Bir o kaldi zaten.» (Per fortuna c’è Seval. È l’unica che è rimasta.)
In questo senso, la pasticceria sembra essere una fonte di continuità per Cengelkoy, offrendo conforto e rassicurazione tanto agli abitanti storici quanto ai nuovi venuti. Perciò era naturale fare un’ultima domanda: «Nonostante tutti i cambiamenti che ha attraversato Cengelkoy, cosa vi tiene qui? Cosa pensate perduri?»
La risposta di Mustafa fu particolarmente intensa. Sospirose, disse: «Cengelkoy è una droga… È difficile da descrivere; forse si può solo viverla!»











