L’Unione Africana promette di chiamare le RSF a rispondere degli attacchi contro i civili sudanesi

L’Unione Africana ha ribadito il proprio sostegno all’unità e alla sovranità del Sudan, avvertendo che la violenza delle RSF contro i civili non resterà impunita.

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L'Unione Africana condanna i sistematici attacchi delle RSF contro i civili in Sudan. [Foto d'archivio] / AP

L’inviato speciale dell’Unione Africana per il Sudan, Mohamed Belaiche, ha dichiarato venerdì che gli attacchi «sistematici» contro i civili da parte delle Forze di Supporto Rapido (RSF) paramilitari non resteranno impuniti.

Durante un incontro a Port Sudan, Belaiche ha trasmesso un messaggio del presidente della Commissione dell’Unione Africana, Mahmoud Ali Youssouf, al presidente del Consiglio Sovrano di Transizione del Sudan, Abdel Fattah al-Burhan.

Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa statale SUNA, Belaiche ha affermato: «Gli attacchi sistematici delle RSF contro i civili, l’uccisione di innocenti e la distruzione delle infrastrutture civili sono azioni da condannare nei termini più forti. I responsabili non sfuggiranno alle proprie responsabilità».

L’inviato dell’Unione Africana ha definito l’incontro con al-Burhan «una preziosa opportunità per consultarsi sui modi più efficaci per far avanzare gli sforzi nazionali, regionali e internazionali volti a garantire stabilità e sicurezza in Sudan», descrivendo il Paese come centrale per la regione e come un pilastro fondamentale dell’organizzazione continentale.

Belaiche ha inoltre riferito di aver ascoltato le valutazioni delle autorità sudanesi sulla situazione e sulle possibili soluzioni, ribadendo l’impegno dell’Unione Africana a sostenere la sovranità e l’unità del Sudan.

Belaiche ha affermato che «non c’è spazio per l’esistenza di istituzioni parallele sul territorio sudanese», sottolineando l’importanza di una soluzione politica pacifica al conflitto in Sudan attraverso un dialogo nazionale inclusivo.

Secondo l’agenzia SUNA, in un altro incontro Belaiche ha incontrato il primo ministro sudanese Kamal Idris. Quest’ultimo ha dichiarato che il governo del Sudan accoglie con favore tutti gli sforzi volti a garantire pace, sicurezza e stabilità nel Paese.

Le autorità sudanesi, insieme alle Nazioni Unite e a organizzazioni internazionali per i diritti umani, accusano le RSF di crimini contro l’umanità e di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui omicidi, torture, saccheggi e bombardamenti di strutture civili, scuole e ospedali.

Su 18 Stati del Sudan, le RSF controllano tutti e cinque gli Stati della regione occidentale del Darfur, mentre alcune aree settentrionali, in particolare parti del Darfur settentrionale, restano sotto il controllo dell’esercito. Le forze armate sudanesi mantengono invece il predominio nella capitale Khartoum e nella maggior parte dei restanti 13 Stati situati nel sud, nel nord, nell’est e nel centro del Paese.

Il conflitto tra l’esercito sudanese e le RSF è iniziato nell’aprile 2023.