La Corte Penale Internazionale respinge il tentativo di Israele di bloccare l'indagine su Gaza
La sentenza rappresenta un colpo per gli sforzi di Israele di annullare il mandato di arresto per Benjamin Netanyahu.
La camera d'appello della Corte penale internazionale ha respinto la contestazione di Israele sulla liceità dell'indagine della Corte sui crimini di guerra commessi a Gaza dopo ottobre 2023.
In una sentenza emessa lunedì, i giudici hanno confermato una precedente decisione della camera pre-processuale, ritenendo che non ci fosse una "nuova situazione" che richiedesse al procuratore di riavviare il procedimento o di inviare una nuova notifica a Israele.
La camera d'appello ha stabilito che l'indagine, avviata da ottobre 2023, riguarda "lo stesso tipo di conflitti armati, le stesse aree territoriali, con le stesse presunte parti in causa" di quelle già oggetto di indagine nel lungo procedimento sulla Palestina.
Israele aveva sostenuto che l'entità del conflitto dopo il 7 ottobre rappresentasse un cambiamento fondamentale, attivando nuovi obblighi giuridici ai sensi dell'articolo 18 dello Statuto di Roma.
I giudici hanno respinto tale argomento, concludendo che "non si è verificato alcun cambiamento sostanziale nei parametri dell'indagine che richiedesse una nuova notifica".
La Corte ha affermato che l'indagine originaria, aperta nel 2021, già copriva i crimini di guerra commessi "dal 13 giugno 2014, senza data di fine".
La decisione rafforza la base giuridica per i mandati di arresto emessi nel novembre 2024 contro Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant, accusati di crimini di guerra e crimini contro l'umanità.
Israele rifiuta la giurisdizione della Corte penale internazionale.
Pur osservando che la loro decisione "non incide, in alcun modo, sulla capacità degli Stati... di sollevare questioni di ammissibilità per i casi", i giudici hanno detto che la sentenza rimuove un ostacolo procedurale chiave al proseguimento dell'indagine su Gaza.
Israele ha ucciso quasi 70.700 persone, per lo più donne e bambini, e ne ha ferite oltre 171.100 in attacchi a Gaza dall'ottobre 2023, che sono proseguiti nonostante la tregua.
Sebbene un cessate il fuoco sia entrato in vigore il 10 ottobre, le condizioni di vita a Gaza non sono migliorate, poiché Israele continua a imporre severe restrizioni all'ingresso dei camion di aiuti, violando il protocollo umanitario dell'accordo.